Per comprendere come la Regione Veneto stia affrontando il tema della rigenerazione urbana ne abbiamo parlato con il Segretario generale alla pianificazione, Ilaria Bramezza, partendo da quella che può essere definita la norma di riferimento per qualunque programma: la legge regionale 6 giugno 2017 n. 14, avente per oggetto “Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo e modifiche della legge regionale 23 aprile 2004, n. 11 Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio”.  
«Per il Veneto, l’azzeramento del consumo del suolo è un obiettivo molto significativo, visto che secondo l’ISPRA è la seconda regione d’Italia per suolo consumato. Ebbene, con questa legge la Regione ha avviato un processo di revisione sostanziale della disciplina urbanistica, ispirandosi ad una nuova coscienza delle risorse naturali ed ambientali, con l’obiettivo di ridurre progressivamente il consumo di suolo non ancora urbanizzato, in coerenza con l’obiettivo comunitario di azzerarlo entro il 2050. Ma presta anche grande attenzione al tema della rigenerazione urbana, disciplinata in modo puntuale dall’articolo 7, con il quale al piano regolatore viene sottratta la capacità di prevedere o consentire trasformazioni di territorio libero, spostando l’attenzione sulle città e in particolare su territori compromessi. In questo modo si intendono favorire politiche territoriali finalizzate alla riqualificazione edilizia e ambientale delle città, attraverso interventi a sostegno di interi quartieri o di ambiti urbani complessi, spesso costruiti con criteri di bassa qualità edilizia, architettonica e urbanistica. Inoltre, i programmi di rigenerazione urbana devono porre una particolare attenzione al sistema infrastrutturale della mobilità e dei servizi, affinché si possano definire programmi e azioni “integrati” tra loro. Un’integrazione delle infrastrutture della mobilità veicolare, pedonale e ciclabile con il tessuto urbano, che devono necessariamente coinvolgere le politiche urbane della mobilità sostenibile e la rete dei trasporti collettivi». 
 
Quali e quante risorse finanziarie sono destinate alle politiche di riqualificazione e di rigenerazione urbana? 
«La legge regionale n. 14 del 2017 ha previsto l’istituzione di un fondo re- gionale per il finanziamento di interventi volti al raggiungimento delle sue finalità, con particolare riferimento alla rigenerazione urbana sostenibile. Le risorse dovranno servire, in particolare, per finanziare gli interventi di demolizione, nonché per il rimborso delle spese di progettazione e per il finanziamento degli studi di fattibilità relativi agli interventi di rigenerazione urbana. Nella attuale fase di avvio dell’applicazione della legge la Giunta regionale ha inteso sostenere la demolizione delle opere incongrue o degli elementi di degrado, nonché dei manufatti ricadenti in aree a pericolosità idraulica e idrogeologica, o nelle fasce di rispetto stradale, stanziando a luglio i primi 200.000 euro. Il bando, rivolto agli enti pubblici, associazioni e soggetti privati, è già stato pubblicato sul BUR, e prevede come termine ultimo per l’invio di tutta la documentazione in Regione il 20 ottobre 2018. Non vi è dubbio che si tratti di una cifra assai limitata, che potrà essere aumentata nelle prossime leggi finanziarie regionali, ma è pur sempre un inizio. E soprattutto si tratta di una novità. Non era, infatti, mai successo che la pianificazione generale intervenisse direttamente sulla attuazione. Ciò nella convinzione che se non c’è una leva finanziaria, difficilmente si potranno innescare azioni virtuose di ripristino ambientale e di rigenerazione urbana».  
 
Non crede che la pianificazione abbia oggi una funzione fondamentale per affrontare progetti e programmi complessi come quelli di rigenerazione di aree deindustrializzate?  
«L’importanza della legge regionale sul contenimento del consumo di suolo e della rigenerazione urbana è strategica nel percorso della pianificazione territoriale regionale. Programmare e avviare progetti e interventi di riqualificazione per aree industrializzate dismesse o degradate, della portata quali possono essere Marghera e gli ex-cementifici della bassa padovana, rientra proprio nelle finalità della legge. I programmi di rigenerazione urbana devono comunque prevedere la sostenibilità ecologica e l’incremento della biodiversità, il contenimento del consumo di suolo, la riduzione dei consumi idrici ed energetici, promuovendo allo stesso tempo l’integrazione sociale, culturale e funzionale dei territori compromessi in un’azione articolata finalizzata alla coesione sociale. In questo contesto diventa essenziale la partecipazione attiva dei cittadini fin dalla progettazione dei programmi di intervento, nell’ottica di sviluppo di nuove economie e occupazione, sicurezza sociale e superamento delle diseguaglianze. 
 
Quali sono gli elementi da cui partire per operare una corretta rigenerazione del territorio? Quali le prossime azioni? 
«Al fondo della norma vi è un nuovo approccio culturale, nella consapevolezza che la rigenerazione di ambiti urbani estesi coinvolge una pluralità di fattori (sociali, economici, ambientali, urbanistici, edilizi) da coordinare ed integrare fra loro e ciò può avvenire solamente sotto la regia della Regione e il coordinamento e la partecipazione dei Comuni interessati. L’aver messo al centro della Legge e della sua attuazione la demolizione significa aver preso atto che una stagione è finita e che è necessario passare ad un’altra fase storica nella quale è mutato il senso e il valore delle cose. Il buon governo del territorio inizia dalla comprensione delle trasformazioni in atto. Demolire significa liberare energie e risorse, oltre che suolo. Demolire per rigenerare, ridare nuova vita e senso a luoghi che l’hanno perduto. Siamo pertanto ben decisi a focalizzare risorse verso processi di rigenerazione urbana in cui sia forte l’interesse pubblico a creare valore collettivo, lavoro e sostenibilità. Per ora non sono previsti finanziamenti con fondi strutturali, ma si sta valutando la possibilità di poter partecipare a una delle azioni previste dal Programma, in particolare l’Asse 6 (Sviluppo Urbano Sostenibile) in collaborazione con le Autorità Urbane. In questi primi anni di programmazione si è scelto di focalizzare l’attenzione su interventi di recupero di alloggi ed edifici pubblici, ma ciò non toglie che parte di questi finanziamenti europei possano essere destinati ad interventi coerenti con le finalità di questa legge».