Si è svolto lo scorso 17 giugno presso la Banca Popolare Etica di Padova il 17° Rapporto Congiunturale sull’Industria delle Costruzioni in Veneto, redatto dal Centro Studi ANCE.

Nella prima parte sono stati illustrati dal Presidente di Ance Veneto, Giovanni Salmistrari, e dal Direttore del Centro Studi Ance, Flavio Monosilio i risultati economici veneti del settore per il 2018, con alcune previsioni sull’andamento dell’anno in corso.

Gli investimenti in costruzioni nel 2018 continuano a registrare il segno più con una crescita del 2,1% sulla scia di quanto avvenuto nel 2017. E le previsioni per il 2019 confermano il trend positivo con un più 2,8%. Sulla ripresa gioca un ruolo importante la manutenzione del patrimonio abitativo grazie agli incentivi fiscali ed al Piano Casa, ma anche gli investimenti in costruzioni non residenziali dei privati mostrano segnali incoraggianti in grado di dare una spinta importante al mercato. Gli investimenti in opere pubbliche nel 2018, invece, non decollano e presentano ancora un dato negativo (-3,6%), ma dovrebbero invertire la tendenza nel 2019 con una crescita del 2,5%. Il rapporto delinea un quadro positivo, ma che potrebbe risentire del rallentamento dell’economia che rischia di produrre effetti negativi su un settore che a causa della crisi ha già perso negli ultimi anni circa 13.000 imprese e circa 81.200 occupati.

“Gli indicatori sugli investimenti privati – spiega il presidente di Ance Veneto Giovanni Salmistrari – sono il riflesso della situazione economica che nel 2018 ha mostrato importanti segnali di ripresa e di cui ha risentito positivamente il settore. Questo trend, però, rischia di arrestarsi a causa delle prospettive negative della nostra economia che parlano di una concreta possibilità di recessione e questo significherebbe mettere in difficoltà un settore che ha già pagato un conto salatissimo a causa della crisi”.

Sul piano degli investimenti in opere pubbliche Salmistrari sottolinea un problema che Ance Veneto evidenzia da tempo ovvero le difficoltà delle stazioni appaltanti: “I dati del rapporto non sono una critica, ma vogliono essere uno strumento di lavoro ed offrire gli spunti per riuscire a rimettere in moto la realizzazione di opere pubbliche. Infatti il problema non è solo lo sblocco degli investimenti che è una conditio sine qua non per la realizzazione delle infrastrutture, ma soprattutto le criticità e le difficoltà degli amministratori locali di dar via ai cantieri. Oggi i tempi della burocrazia delle stazioni appaltanti sono in alcuni casi più lunghi di quelli della realizzazione dell’opera, ovvero il lavoro di cantiere è più breve di quello degli uffici. Gli enti locali, purtroppo, sono in difficoltà e per questo chiediamo a gran voce di intervenire su questo aspetto per consentire di trasformare gli investimenti in spesa. Questa non è più un’opzione, ma una necessità per fare il futuro dei nostri territori. Le infrastrutture sono un fattore strategico di competitività per un intero sistema economico, ma incidono anche in modo importante sulla qualità della vita dei cittadini. Per questo lo sblocca cantieri e la sospensione del codice appalti rischiano di restare interventi sterili se non si mettono le amministrazioni locali nella possibilità di spendere liberando gli amministratori dalla paura del danno erariale che è un vero e proprio incubo che frena ogni scelta”.

Uno sguardo infine alle previsioni per il 2019 che, conclude Salmistrari “sono positive, ma siamo preoccupati. La nostra preoccupazione si muove lungo due direttrici: da un lato la mancanza di soluzioni in grado di facilitare le amministrazioni pubbliche nella gestione della burocrazia e dall’altro lato le nubi all’orizzonte sulla nostra economia con un PIL in frenata e un rischio recessione che potrebbero mettere in difficoltà nuovamente il settore. Questo rapporto e questa giornata, però, offrono degli spunti e delle linee di intervento per il un settore come quello delle costruzioni che ha un peso specifico notevole all’interno del sistema economico Veneto”.

La discussione dei dati presentati e delle politiche che a livello regionale possono dare nuovo impulso all’economia veneta e, quindi, anche al settore delle costruzioni, ha visto la partecipazione dell’Assessore regionale allo Sviluppo Economico, Roberto Marcato, e della Dirigente della Programmazione della Regione Veneto, Ilaria Bramezza.

Interpellati dal giornalista e direttore di “Civiltà di Cantiere” Alfredo Martini, entrambi hanno sottolineato lo sforzo della Regione per garantire i necessari fondi per gli investimenti utili alla crescita del territorio: dai fondi europei per l’innovazione delle imprese (oltre 600 milioni) alle somme stanziate dal Governo a seguito della tempesta Vaia dell’ottobre 2018 (un miliardo in tre anni) fino alle risorse liberatesi dallo sblocco agli avanzi di bilancio delle Amministrazioni.

Ilaria Bramezza non ha nascosto l’esistenza di alcuni problemi alla base dei ritardi con cui si realizzano le opere: il contenzioso “a oltranza” che spesso prende avvio all’aggiudicazione di una gara e che a volte prosegue oltre sentenze inequivocabili del TAR, un rallentamento nell’attività di grandi operatori pubblici, quali ANAS e Ferrovie dello Stato, che ha visto una sospensione di alcuni programmi di investimento, e la limitata disponibilità a collaborare da parte del Ministero delle Infrastrutture per l’accelerazione dell’avvio dei cantieri.

L’Assessore Marcato ha sottolineato l’impegno della Regione a supporto del tessuto delle PMI che sono la vera ricchezza del Veneto, mediante alcuni programmi di finanziamento per l’innovazione tecnologica e per le infrastrutture tecnologiche utili ad accrescere la loro competitività.

Resta, anche secondo l’Assessore, una certa lentezza a mettere in pratica i programmi per lo sviluppo del territorio regionale, ma si tratta di un problema che la richiesta autonomia potrebbe risolvere.

Al dibattito è intervenuta anche la Presidente di ANCI Veneto, Maria Rosa Pavanello, la quale ha sottolineato come la possibilità di utilizzare l’avanzo di bilancio rappresenta una grande opportunità di dare avvio a numerose opere da parte dei Comuni veneti. Mentre, in attesa di comprenderne meglio gli effetti, Pavanello ha evidenziato come alcune modifiche introdotte dallo Sbloccacantieri rischiano di portare ulteriore incertezza a livello di Amministrazioni locali. Basti pensare alle Stazioni Uniche Appaltanti: molti Comuni non hanno più le risorse umane per gestire gare d’appalto, perciò di fatto continueranno ad utilizzare l’attuale sistema centralizzato.

La chiusura del confronto è stata ad opera del Presidente Salmistrari, che ha ricordato ancora una volta come il provvedimento davvero in grado di sbloccare i cantieri è quello sulla riforma della responsabilità erariale in capo ai RUP. Finchè da parte dei dirigenti firmatari degli atti relativi all’aggiudicazione di una gara avranno sopra di loro questa spada di Damocle, allora sussisterà il timore di assumersi ogni responsabilità. E le procedure rimarranno bloccate